Opera ibrida

definizione

l’opera ibrida è quella che, nei percorsi di aporema,  viene realizzata da artisti e bambini, insieme, nelle scuole.

“insieme” ovvero senza una priorità tra le parti.

i ragazzi non conoscono il concetto di artista; gli artisti sono stati alunni troppo tempo fa. sono due mondi fisicamente distanti, oltre che concettualmente lontani. l’artista è qualcosa di più di un uomo normale, è come un cantante, un mito, è più alto, più bello, forse biondo. e gli alunni sono bambini, ragazzi, adolescenti; sono fuori dal mondo degli adulti, come si parla con uno così?

tutto ciò determina l’innescarsi di relazioni tra diversi soggetti, al di là del luogo dove ciò avviene.

queste dinamiche coinvolgono in primis bambini/ragazzi/adolescenti ed artisti visivi/scrittori/musicisti, ma poi si allargano man mano a tutto il personale della scuola, sino ad uscire fisicamente dalla scuola per arrivare alle famiglie.

partendo dal fare si investe il rapporto convenzionale che le persone hanno, convenzionalmente, con le cosiddette opere d’arte. e le svela, le riconduce a pratica di pensiero.

lo scenario

aporema realizza molti dei propri progetti nella scuola. la scuola è il luogo formalmente predisposto all’educare, alla formazione dei cittadini, alla costruzione dell’aspettativa di futuro. ed educazione è l’arte del far venire alla luce, del far nascere ed evolvere, del condurre fuori  l’uomo compiuto.

noi crediamo nella centralità della scuola pubblica, e crediamo che la scuola si realizzi al meglio proprio quando si apre all’esterno, senza rinunciare alle sue prerogative.

conosciamo le difficoltà in cui si muove la scuola, e conosciamo la resistenze che si hanno nel fare entrare il cosiddetto mondo reale al suo interno. noi offriamo una possibilità di relazione tra ciò che si agita, si attiva nel nostro contemporaneo e l’istituzione.

i percorsi da noi messi in atto puntano innanzi tutto all’apertura delle istituzioni scolastiche, ed alla loro messa in rete. il fare laboratoriale, come un virus, si apre nel normale fluire delle attività scolastiche, mano a mano se ne differenzia, pur relazionandosi a tutto ciò che lo circonda.

i protagonisti

i protagonisti principali sono due, gli artisti ed i bambini, l’abbiamo già detto. due mondi. anche due luoghi del vivere diversi. l’artista rappresenta il pensiero contemporaneo, con le sue contraddizioni, le sue difficoltà, il suo fascino. i bambini/ragazzi/adolescenti fanno parte della scuola, rappresentano per gli adulti il futuro, ma sono anche le vittime del mondo che gli adulti regalano loro. quando li contattiamo sono nella scuola, nel luogo dello studio, nel luogo dove poco entra il contemporaneo mentre molto entra del passato.

oltre a questi due elementi protagonisti come comprimari abbiamo i docenti, il personale della scuola, le famiglie. la regia e la mediazione è a cura degli operatori di aporema.

l’artista, protagonista storico e culturale del tempo in cui vive, entra nella scuola, anzi entra nelle aule con il suo mondo, lontano da quello istituzionale. ed il fare scolastico è altrettanto lontano dal suo fare “arte”.

per aporema onlus  la gestione di questo cortocircuito risulta la chiave. i bambini/ragazzi si confrontano con l’artista, ma con una esperienza “estetica” nel vero senso del termine, ovvero attraverso i sensi, attraverso il fare.

l’intento

l’opera ibrida è in primis un’esperienza, ed è su tale termine che l’organizzazione aporema intesse le sue attività. il “fare comune”, orientato nello specifico alla progettazione ed alla realizzazione di un’opera, diventa catalizzatore di esperienze. abbiamo anche definito i laboratori “motori del cambiamento”, in quanto i processi creativi che vengono messi in atto possono produrre la consapevolezza che ciascuno può essere fautore del cambiamento, sia in sé che all’esterno da sé.

la metodologia

la scuola/laboratorio diventa quindi luogo del fare, luogo del sentire attraverso i sensi, ma subito dopo luogo della riflessione e spazio di confronto.

la presenza dell’artista, portatore esterno di pensiero, fa entrare in una dimensione nuova i ragazzi, ed entrambi i soggetti che diventano protagonisti alla pari delle attività. si progetta insieme, si realizza insieme. ognuno porta la propria visione, non esiste una scala di priorità. e l’incontro tra artisti e ragazzi è senza rete. non è possibile prestabilire cosa verrà pensato, detto, progettato. sono momenti incredibili, in cui si creano dinamiche “magiche”. ed ogni volta è diverso, con ogni artista, con ogni classe è diverso.

è prestabilita solo la data dell’incontro.

la mediazione

elementi di cerniera tra i due mondi sono gli operatori di aporema. devono svolgere una funzione di traduzione e di interpretazione. definirli operatori, mediatori è riduttivo. sono essi stessi artisti, anche se arretra la loro dimensione di protagonisti, pure essa è motore della fusione di elementi diversi.

la condivisione

condivisione è una dei termini su cui nasce e si sviluppa aporema. intorno alle opere ibride si sono più volte create rizomi, che hanno visto partecipare imprese, associazioni, enti. aporema ha portato avanti un sogno, un’utopia che è stata accolta e sostenuta. come detto dal dott. mangia:

“…la valorizzazione delle relazioni tra attori. essa è il principale obiettivo della linea strategica adottata, contemporaneamente con la valorizzazione di risorse di fatto complementari tra loro : senza queste infatti i problemi di implementazione sarebbero insormontabili.

aporema ha la capacità di gestire i diversi attori soprattutto mediante la comune intesa sul sistema di valori: esso diventa il principale meccanismo di coordinamento perché stimola nei diversi soggetti la comune consapevolezza di contribuire rispetto a qualcosa che ha un evidente significato economico e sociale.

… l’iniziativa di aporema riflette la volontà e lo spirito di sacrificio dei soggetti che impegnano il loro tempo nella realizzazione di un progetto che è il simbolo della valorizzazione di tutte le risorse coinvolte: è infatti un sistema di relazioni in cui c’è la visibilità di tutte le componenti importanti per il risultato finale ed è per questo che attraverso adatti sistemi di comunicazione si cerca di invogliare a partecipare coloro che possiedono risorse complementari. la complementarità di risorse tra chi fa impresa e chi realizza progetti culturali non è infatti un problema di sponsorizzazione, ma di consapevolezza del fatto che ciò che si realizza crea qualcosa che si produce nell’immediato ed è direttamente visibile, ma produce anche in che partecipa effetti di lungo periodo: le risorse umane infatti sono stimolate, e situate all’interno di un percorso generale di sviluppo,e questo costituisce già un fattore importante per coloro che gestiscono l’attività imprenditoriale.”

l’impatto sulla scuola

per la scuola, per il quartiere, per il rione, la creazione dell’opera ibrida non si ferma al laboratorio, diventa percorso dell’istituto. la si espone in uno spazio pubblico, la si etichetta, la si musealizza. la scuola non ha solo studiato cultura, ma ha “prodotto” cultura. e lo testimonia.

chiunque può entrare a vederla, ma la scuola sinora non è un museo, per cui ciò fa entrare in crisi il circuito. una crisi positiva si intende, ma che coinvolge tutti gli operatori dell’edificio, dal custode al professore.

ipotesi e pratica di sviluppo culturale.

la relazione con il territorio

tutto ciò si può configurare come un’opportunità trasversale di formazione per la comunità.

ma subito dopo c’è la prospettiva di innestare processi di valorizzazione, tutela, promozione sul patrimonio creato, al fine ci creare una consapevolezza diffusa sulla possibilità del cambiamento attraverso processi culturali, svolti in un’azione di sistema.